KEITH EMERSON – LA CHIESA – THE COMPLETE EDITION (CINEVOX 2001)
Il cd potrebbe essere ascrivibile ad AA. VV. ("Artisti Vari"), invece il cd è a nome "Keith
Emerson", innanzitutto perché in primis et ante omnia l’opera è notoriamente del grande
tastierista e la Cinevox quindi lo deve commercializzare così al grande pubblico e poi perché,
per contratto, Emerson ha la priorità assoluta sugli altri artisti che hanno dato il loro contributo.
Questa nuova edizione del cd contiene una colonna sonora oscuramente profetica ed offre un’esperienza
d’ascolto dal potere molto più coinvolgente rispetto a quella in vinile che era stata registrata in
mono producendo un suono molto cupo. Cinque i brani di Emerson: The Church (Main Theme), Prelude 24
(From Well Tempered Clavier), The Possession, The Church (revisited) e The Church (single mix version-bonus track).
L’organo da chiesa in The Church (Main title) è l’angoscia più cupa ed impetuosa, propulsa da ardite linee ritmiche
elettroniche ed incalzato ben presto da altre frenetiche figure tastieristiche; orchestrato praticamente per solo
organo tanto le melodie tenebrose quanto i complessi castelli ritmici sulle quali esse fluttuano traspirano un’enfasi
ed un’angoscia universale. Prelude 24 (From Well Tempered Clavier) non è altro che una versione più accelerata per
organo di un brano di J. S. Bach per piano: Bach, Bk1, Prel 24, Well-tempered. The Possession inizia con un vocalismo
elettronico che fluttua dinamico e atemporale per poi continuare con un enfatico "special" di organo da chiesa e tastiere
elettroniche. The Church (single mix version-bonus track), versione rimixata del brano di apertura, se non erro è già stata
inclusa come bonus track nell’edizione giapponese prodotta dalla casa discografica Avanz. Keith Emerson in questa occasione
ha dimostrato anche nel campo delle colonne sonore di essere un musicista d’alto bordo, togliendo alcuni dubbi sorti con
Inferno. Questa è l’ultima collaborazione che Emerson ha fatto con Argento, che per varie ragioni è un’esperienza che non
ama ricordare. Fabio Pignatelli, sotto l’ombrello del marchio "Goblin", ha composto, eseguito ed arrangiato sei brani:
tre inclusi nella edizione originale, La Chiesa, Possessione e Lotte (editi) e tre bonus tracks, La Chiesa (suite),
Suspence Chiesa 1 e Suspence Chiesa 2 ed ha realizzato e curato tutta la colonna sonora originale escluso ciò che ha fatto
Emerson e gli altri brani non originali (editi). Imperdibile La Chiesa, espressione suprema della magniloquenza. La sublime
ed incantata melodia che infarcisce il brano, crea caleidoscopiche sensazioni che scolpiscono l’universo interiore dell’ascoltatore
facendogli vibrare le corde dell’anima in una sensazione estatica indefinibile. I cori angelici, gli accordi celestiali e cristallini
di Lotte, come quelli di Jennifer in "Phenomena", si abbinano perfettamente allo sguardo, al sorriso e ai gesti dell’allora bambina Asia Argento.
Le voci "suspiriane" e spettrali che caratterizzano Possessione, pervase da sinistre premonizioni, e da suspence minacciose, sono quelle della
moglie di Fabio Pignatelli, di una loro amica e del suo ragazzo, elaborate ed "effettate" dal "nostro". La Chiesa (suite) è un superbo medley
di Possessione e La Chiesa che nel finale sfocia in un tribalismo "terzomondista". A conclusione dell’album Suspence Chiesa 1 e Suspence Chiesa
2, marchiati a fuoco da un magma inquietante di suoni che creano un’atmosfera ebbra di fervore panico. Pignatelli ha realizzato questi pezzi
completamente da solo con il computer, senza l'uso di strumenti "reali", e li ha poi riversati su nastro digitale. Il lavoro (a parte il mix)
è stato prodotto interamente a casa sua con la sofisticazione di un Macintosh, di un Digital Performer, di un Protools (sequencer audio) e di
un Unisyn (editor tastiere); ha inoltre usato un campionatore Akai e molti expander. Il mix é stato effettuato al Trafalgar Studios di Roma
con Enrico Chiaroni passando le tastiere sul mixer e poi direttamente sul Dat (infatti, non esiste un multitraccia di questo lavoro). L’eminente
bassista si è dimostrato un sapiente alchimista sonoro, miscelatore di timbri e sperimentatore, sempre in cerca di nuove sensazioni da provare,
ma soprattutto da far provare a chi dimostra di apprezzare il suo lavoro.
Avendo lavorato da solo e a casa di aneddoti non ce ne sono stati molti, ma è successa una cosa, secondo Fabio, molto carina, che mi ha voluto raccontare:
erano circa le quattro di notte e Fabio stava lavorando in cuffia su quelle voci strane di cui ho precedentemente accennato, quando, in mezzo a queste, si
sentì chiamare: "Fabio!!". Panico !! Non riusciva a capire da dove provenisse quella voce. Si tolse la cuffia e di nuovo: "Fabio!!" La voce era molto bassa
data l'ora. Si avvicinò alla finestra e chiese: "Chi sei?", e una voce rispose: "Marco!". Credeva fosse l’ex chitarrista dei Goblin (quello di Volo), Marco
Rinalduzzi, con cui si vedeva spesso, ma non capiva che cosa ci potesse fare Marco, lì, a quell'ora, e poi non gli sembrava la sua voce. Allora Fabio gli chiese:
"Marco chi?" e lui, dando per scontato che avrebbe dovuto riconoscerlo, gli rispose di nuovo e un pò stizzito: "Marco!!!". Fabio non sapeva più cosa pensare!!
All'improvviso (e per fortuna) si ricordò che da pochi giorni era venuto ad abitargli vicino Marco Covaccioli (il fonico che ha missato il remix di "Tenebre"!!).
Lui era uscito tardissimo dal suo studio e, avendo visto la luce di quello di Fabio accesa, aveva intuito che era ancora sveglio e voleva scambiare quattro
chiacchiere per rilassarsi, anche perché quando si fanno questi orari l'adrenalina arriva "a mille" e si rischia di andare a letto senza riuscire più a dormire ^__^.
Due pecche: l’esclusione da parte della Cinevox di Floe (peccato!!!) un brano della durata di più di otto minuti, composto da Philip Glass, padre del minimalismo
musicale (scettro che divide con Steve Reich) ed eseguito dal tastierista Martin Goldray, nel più perfetto ripetitivo e minimalista "Glass style", presente però
nella precedente edizione, perché era un inserimento in licenza e la casa discografica avrebbe dovuto sborsare cifre astronomiche, i due brani cantati Go to Hell
dei Zooming on the Zoo e The Wire Blaze dei Definitive Gaze, di stampo dance il primo e new wave il secondo, di una incommensurabile banalità che si potevano omettere
in luogo di Floe, ma le rigide regole del mercato discografico impongono a volte dei gruppi per i quali non spenderemmo una lira. Una strana combinazione di musicisti,
che però hanno realizzato una colonna sonora di grande livello che rende più interessante un film dal protagonista alquanto approssimativo.
Uno special thanks a Fabio Pignatelli per la collaborazione.
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